Skip to main content

Nkosazana Dlamini, la prima donna all’Unione Africana

Con un’ampia carriera politica nella lotta contro il sistema segregazionista dell’ apartheid, la sudafricana Nkosazana Dlamini è la prima donna al fronte della Commissione dell’Unione Africana.
 
Dlamini era stata ministro della Sanità e dell’Interno, e si è imposta nella votazione di fronte all’attuale presidente dell’Unione Africana, Jean Ping. La candidatura di Dlamini ha avuto l’appoggio della Commissione per lo Sviluppo dell’Africa Meridionale, che esigeva un posto nell’Unione Africana comandata dall’orbita francofona africana.
 
L’agenda del nuovo presidente è incentrata nel ruolo che avrà la regione in un nuovo quadro globale segnato per il peso dell’economie emergenti. Dlamini ha preso l’unanimità dei voti nelle elezioni ad Adis Abeba.
 
Nata nel 1949, il nuovo presidente dell’Unione Africana è stata un’attivista contro il regime razzista bianco dell’apartheid. La sua battaglia non si è fermata nella clandestinità e nell’esilio. Durante gli anni settanta, mentre studiava, Dlamini ha fatto parte del Congresso Nazionale Africano (CNA), partito che allora era proibito e adesso governa il Sudafrica dal 1994.
 
Si è laureata in Zoologia, lavorò durante l’esilio in Gran Bretagna nel settore biosanitario e non ha mai smesso di impegnarsi nella sensibilizzazione della comunità internazionale contro l’ apartheid.
 
Il suo primo ruolo istituzionale fu dopo le elezioni multirazziali proprio nel 1994, quando il presidente Nelson Mandela la nominò ministro della Sanità. In quel momento Dlamini universalizzò l’attenzione medica alle donne incinte e ai bambini di sei anni, oltre a proibire la pubblicità di tabacco negli eventi sportivi.
 
Nel 1999 divenne ministro degli Affari esteri, quando la guerra nel Congo era il tema principale dell’agenda pubblica. È stata molto criticata invece per non avere preso posizione durante la crisi dello Zimbabwe nel 2000.
 
Dlamini è stata anche moglie del presidente del Sudafrica, Jacob Zuma, ed è diventata famosa per avere conseguito un primo controllo senza irregolarità nel ministero dell’Interno, al quale ha fatto vivere un profondo processo di modernizzazione.
 
Tra le sfide ci sarà quella di rinnovare l’immagine del Sudafrica, conosciuto come gli  “Stati Uniti dell’Africa” per l´atteggiamento di potenza egemonica africana. In più, dovrà essere un ponte conciliatore tra i blocchi del continente, che da quando è esplosa la guerra in Libia nel 2011 sono duramente confrontate. Senza però piagarsi alle direttive dell’Occidente.
 
Come ha scritto Renaud Towe nel quotidiano “Afrik”, l’elezione di Dlamini rappresenta “un vento di cambiamento per l’Africa, se non una vera e propria rivoluzione”.


×

Iscriviti alla newsletter